Apparentemente pittura e fotografia sembrano fare la stessa cosa: creare immagini. Con la sola differenza di farlo con strumenti diversi: la fotografia si ottiene mediante un processo tecnico/maccanico/scientifico, la pittura invece attraverso un’abilità manuale, abilità questa ancora richiesta ai pittori, nell’epoca in cui la fotografia apparve sulla scena del mondo.
In realtà la fotografia si distingue essenzialmente dalla pittura per essere un segno, una traccia, che la realtà lascia sul negativo o sul sensore digitale. Da ciò ne consegue che non tutta la realtà può essere fotografata. La fotografia è possibile solo date determinate condizioni. I sogni possono essere dipinti ma non fotografati: la realtà che possiamo fotografare è solo quella che possiamo fisicamente porre di fronte alla macchina fotografica. Le fotografie quindi sono come delle impronte che devono essere interpretate.
Una fotografia somiglia ad un’impronta lasciata da un animale nel terreno. Noi la vediamo nella sua forma ma non sappiamo con certezza, senza ragionaci su, chi veramente potrebbe averla lasciata e soprattuto cosa significhi. In questo processo d’interpretazione la fantasia, il formulare ipotesi, ha un ruolo fondamentale ed è questo che ci rende la fotografia così affascinante. La fotografia ci fa interrogare sul mondo che vediamo ritratto sapendo che proprio quel mondo è ciò che ha generato l’immagine stiamo osservando.