Questa osservazione brachilogica presuppone la lettura del testo di Flusser.
Per una filosofia della fotografia è un testo privo di convincenti argomentazioni e pieno di tesi indimostrate.
Per immagine possiamo intendere molte cose. Affermare sbrigativamente che le immagini sono superfici, non è certamente corretto. I sogni ad esempio sono immagini che nessuno esperisce come superfici. Un’immagine che si lega ad una superficie costituisce, pertanto, un caso speciale d’immagine. In tal senso una pittura rupestre e una fotografia sembrerebbero avere qualcosa in comune: l’essere sorrette da un supporto, da una superficie più o meno regolare. Ciò che le distingue però è il fatto che la fotografia è una sorta d’impronta della realtà che mediante un processo chimico/fisico (che può essere meccanizzato mediante un apparato), viene formata.
Empiricamente è dimostrabile come tale processo dipenda da specifici fattori non originati dagli apparati. In altre parole, ciò significa che è possibile ottenere fotografie senza macchina fotografica.* Gli apparati sono pertanto solo un mezzo per rendere tali processi disponibili e controllabili.
Il fatto che da quelle tracce del reale chiamate fotografie, non sia possibile risalire al mondo in modo da determinare razionalmente i rapporti di causa ed effetto che lo governano, non cambia il problema della fotografia come impronta del reale. Ciò significa semplicemente che la fotografia è una traccia sporca che non ci consente di capire bene in quale rapporto si trovi in quanto indice, col suo referente.
In questo senso come ogni cosa “misteriosa” si presta ad una lettura di fantasia che può aprire un orizzonte di senso. Esattamente come fa il discorso poetico: un tipo di scrittura questa che Flusser non cita nel suo saggio ma che è fondata su immagini. Immagini, tuttavia, che non sono però ne superfici ne fotografie. Altrettanto fa, in tal senso, il discorso filosofico.
Ad esempio, Wittgenstein nel “Tractatus” afferma: “Das logische Bild der Tatsachen ist der Gedanke”. Ora è chiaro che l’immagine (Bild) costitutiva del pensiero, che è pensiero essa stessa, non è assimilabile ad una superficie. Le immagini dei fatti nel pensiero non sono necessariamente superfici, direi invece che sono sensazioni, come i sogni.
Il testo di Flusser è, a nostro modo di vedere, estremamente oscuro perché compie l’errore fatale di non scorgere che pensare è alla radice connettere immagini, (come giustamente afferma Wittgenstein), che queste immagini non sono superfici e che l’illusione del pensiero lineare e storico (nel senso di Flusser) è resa possibile dalle regole grammaticali e dalla sintassi che connette queste immagini logiche. In tal senso il pensiero scritto è una black box esattamente come la macchina fotografica poiché è governato da regole. Tolte le regole rimane la poesia, cioè la magia come pensiero circolare, esattamente come la descrive Flusser parlando delle immagini. Detto ciò non è difficile scorgere che la contrapposizione importante non è tra linguaggio lineare (testo governato da regole) e immagine circolare, tra storia e magia, ma tra prova empirica e affermazione indimostrata, cioè tra scienza e arte, (intendendo per arte un’attività produttiva di un orizzonte di senso). Per capire quindi come un’immagine logica sia “Bild der Tatsachen” è necessaria una dimostrazione, una prova empirica. Altrimenti tale espressione rimane un enunciato privo di corrispondenza coi fatti. Ecco allora che tutta la costruzione flusseriana, che vorrebbe distinguere le immagini dal pensiero lineare e storico crolla rovinosamente.
*NOTA È possibile ottenere una fotografia senza macchina fotografica nel seguente modo. Appoggiando qualcosa di trasparente su del materiale fotosensibile e poi esponendo il tutto alla luce in base alle caratteristiche tecniche del materiale fotosensibile. Sviluppando successivamente il materiale fotosensibile così impressionato avremo una traccia del materiale trasparente sul materiale fotosensibile. Se il materiale trasparente è prossimo al colore nero, le parti del materiale fotosensibile coperte alla luce rimarranno quasi inalterate nel loro colore (solitamente bianco se si tratta di carta fotografica) o diventeranno di colore tendente al grigio a seconda della trasparenza alla luce dell’oggetto. Ciò che si ottiene con questo procedimento è in tutto e per tutto una fotografia dell’oggetto posto sul materiale fotosensibile.