Perché la fotografia mi interessa

Mi interesso di fotografia perché per praticarla ho bisogno di recarmi sul luogo in cui avverto l’intuizione che l’oggetto del mio sguardo possa trasformarsi in un’immagine. Ho notato che generalmente questo è possibile solo ritornando nei luoghi che mi hanno colpito, che in qualche modo hanno lasciato una sensazione interessante. Solo dopo scorgo dentro di me un interesse a fotografarli, magari aspettando la luce giusta, oppure aspettando arrivare qualcosa a completare la visione. Ciò ha senso per me anche quando le persone sono in primo piano rispetto all’ambiente. Nella fotografia viene a costituirsi un’unità in cui, ambiente e mondo umano, si incontrano. Fotografo quindi solo dopo aver avuto un contatto fisico con quello che intendo fotografare. In fondo la fotografia è proprio questo: interesse per gli elementi del mondo, in primo luogo per la bellezza della luce che li trasforma mutando costantemente. In questo senso la fotografia si stacca nettamente dalla pittura: il pittore può dipingere anche stando lontano chilometri da quello che il suo interesse gli suggerisce e soprattutto può dipingere anche ciò che non si può vedere, tipo i sogni o l’Arcangelo Gabriele. Qui, l’apparente limite della fotografia si trasforma in realtà in un incontro col reale, un incontro che in qualche caso si trasforma, per mano del fotografo in una fotografia interessante.

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