Parafrasando Benedetto Croce, potremmo dire che alla domanda “Che cos’è la fotografia?”, si potrebbe rispondere scherzando: “Ciò che tutti noi sappiamo cos’è!”. La fotografia, sociologicamente parlando, risulta essere un insieme di pratiche e comportamenti molto diversificati fondati però tutti su un fatto che li accomuna. Una fotografia è tale sole se l’immagine rimada ad un oggetto reale che è stato posto di fronte alla macchina fotografica, cioè di fronte ad un qualcosa in grado di registrarne una traccia. Ciò significa, brutalmente, che per fotografare la torre Eiffel bisogna incontrarla in “carne de ossa” per così dire. Tuttavia è sbagliato pensare che la fotografia ci mostri il reale in quanto finestra aperta sul mondo. Questo realismo ingenuo del senso comune è sbagliato perché fondato sull’analogia dell’immagine fotografica con la visione ottica umana del reale. La fotografia piuttosto è come una bandiera che nel momento in cui sventola rimanda a ciò che la fa sventolare: il vento. La fotografia è connessa con la realtà come la nuvola nera annuncia un temporale o come il termometro ci mostra la temperatura dell’ambiente. Queste tre coppie di oggetti (che prendiamo ed esempio): bandiera / vento, nuvola nera / temporale e termometro / calore sono caratterizzati dall’essere formati da enti che nulla hanno di analogico tra loro ma che sono tuttavia connessi da un rapporto di causa ed effetto. L’idea pertanto che in fotografia l’elemento dell’analogia sia la spia del suo essere “segno” del reale è sbagliata. Una fotografia completamente mossa o sfocata rimane un oggetto prodotto dal suddetto rapporto di causa/effetto. La fotografia dunque, è segno del reale perché è generata da una causa assimilabile al vento che fa sventolare la bandiera, al temporale che provoca la nuvola nera o alla temperatura che fa innalzare o abbassare la colonnina di mercurio nel termometro. Da queste considerazioni è facile scorgere subito che la fotografia si differenzia dall’arte in un punto preciso: la fotografia è un processo naturale di causa ed effetto, (gestibile anche mediante una macchina), che produce un segno che è impronta della realtà. Realtà questa che generalmente viviamo come esterna. I sogni, come realtà interiore, non sono fotografabili ad esempio, i vissuti interiori personali, per quanto reali, nemmeno e meno che mai gli angeli, soggetti questi, di tanta pittura del passato. Tradizionalmente invece queste realtà sono rappresentabili in pittura o in letteratura o mediante insiemi di pratiche atti ad evocarli in senso comunque sempre traslato o mediato, anche quando le immagini che ne traiamo possiamo dirle mimetiche.